evitare il fallimento

evitare il fallimento

In base all’attuale diritto societario, non appena ci si rende conto che la crisi aziendale è irreversibile (qualsiasi sia la sua causa), esiste l’obbligo perentorio di ricorrere ad una delle procedure concorsuali (concordato preventivo, ristrutturazione del debito o istanza di fallimento in proprio).
Da tale momento, l’imprenditore deve tenere un comportamento inteso a non aggravare il dissesto e a non pregiudicare gli interessi dei creditori.
Se vi è ritardo nel ricorso alla procedura e ciò ha aggravato il dissesto, l’imprenditore commette un reato di bancarotta fraudolenta.

E’ POSSIBILE EVITARE IL FALLIMENTO? Oggi disponiamo di strumenti tecnici e giuridici che non sono più appannaggio esclusivo delle grandi imprese. Dunque, puntare sulla preparazione dei professionisti è essenziale per aiutare le aziende ad uscire dalla crisi. L’errore più diffuso tra gli imprenditori che poi falliscono è proprio quello di pensare che tanto alla fine troverà sempre una soluzione per tamponare l’ennesimo debito.
Ma, citando una famosa frase di Albert Einstein: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose”.

A tal proposito vi invitiamo a leggere il seguente articolo pubblicato sul quotidiano ROMA TODAY: TROPPI DEBITI? STRATEGIE E RIMEDI ALL’INSOLVENZA

QUALI SONO LE CONSEGUENZE DEL FALLIMENTO? La sentenza che dichiara il fallimento produce una serie di effetti di natura civile e penale, principalmente nei confronti del fallito.
Il fallito, infatti viene privato, a far data dalla dichiarazione di fallimento, della disponibilità e dell’amministrazione dei suoi beni (ad esempio case, immobili commerciali, veicoli ed autoveicoli di qualsiasi tipo, quote societarie e crediti non ancora incassati), anteriori al fallimento e quelli che dovessero provenirgli durante tutta la lunga procedura fallimentare.
L’art. 49 della Legge Fallimentare, dispone che l’imprenditore del quale sia stato dichiarato il fallimento, nonché gli amministratori o i liquidatori di società o enti soggetti alla procedura di fallimento sono tenuti a comunicare al curatore ogni cambiamento della propria residenza o del proprio domicilio.

È importante notare che nelle controversie, anche in corso, relative a rapporti di diritto patrimoniale del fallito compresi nel fallimento sta in giudizio il curatore. Il fallito può intervenire nel giudizio solo per le questioni dalle quali può dipendere un’imputazione di bancarotta a suo carico o se l’intervento è previsto dalla legge.

Il piano di ristrutturazione del debito o il concordato preventivo (liquidatorio o in continuità aziendale) possono talvolta essere una valida soluzione alla crisi aziendale oramai irreversibile.

Pubblichiamo di seguito un estratto del convegno “Il concordato preventivo e gli accordi di ristrutturazione” tenutosi il 7 ed 8 giugno 2013 a Casamassima presso l’Università LUM JEAN MONNET.

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